Tradurre un film o un cartone animato non è così semplice come si potrebbe pensare: oltre alla conoscenza della lingua e della cultura di arrivo, bisogna considerare i tempi di dialogo e il labiale dei personaggi, rendere adeguatamente i giochi di parole e, se necessario, perfino cambiare le grafiche dei cartelli o di intere scene in base al mercato di destinazione. Anche il titolo del film deve considerare il fattore culturale del Paese d'arrivo, per questo spesso viene cambiato.
Nel 2016, ad esempio, il film d'animazione Moana fu presentato in Italia con il titolo Oceania, mentre alla protagonista fu dato il nome di Vaiana: al di là delle ragioni di copyright e marketing, il cambiamento evitò l'associazione del titolo del film con Moana Pozzi, nota pornostar italiana degli anni Novanta.
Sia i film sia i cartoni animati, infatti, prima di essere proiettati nelle sale cinematografiche straniere, devono essere localizzati in base alla nuova audience, e la traduzione, che è un'arte delicata che lavora sulle parole e sui loro significati, sulle referenze culturali e sulle espressioni idiomatiche, non può mai essere troppo letterale. Ogni lingua ha infatti le proprie espressioni idiomatiche, e una traduzione letterale potrebbe perderne il senso. Lo stesso discorso vale per le onomatopee: i versi degli animali o i rumori cambiano in base alle lingue e al loro sistema fonetico. Se in inglese, ad esempio, il gatto fa mew mew, in italiano fa miao, in tedesco miau. Non sempre, però, esiste una corrispondenza univoca. Prendiamo come esempio i gabbiani di Alla ricerca di Nemo: nell'originale inglese, i volatili gridano "Mine, mine!", un tentativo perfettamente riuscito di coniugare il verso dell'animale, che evidentemente ai madrelingua ricorda la pronuncia di "mine" (in italiano "mio"), con la volontà di affermare la proprietà sul pesce tramite il pronome possessivo. Come rendere il gioco di parole? Nella versione coreana, i gabbiani urlano "Nekko!", "mio" in coreano, ma l'onomatopea del verso degli animali si perde nella traduzione. Anche nella versione italiana sentiamo "Mio!", infatti, quando guardiamo il film, pensiamo semplicemente che si stiano riferendo al pesce che vogliono mangiare. In casi come questo, le due ragioni per cui gli ideatori avevano scelto quel determinato aggettivo si perdono nella traduzione e, a meno di trovare un'efficace soluzione alternativa, il gioco di suoni e di parole scompare.
Tuttavia, anche la ricerca di soluzioni alternative e più creative richiede tempo, che spesso ai traduttori di film non viene concesso. Solitamente, viene loro inviata la trascrizione originale delle battute, insieme a una marca temporale che indica la durata di ogni riga di dialogo: da questo momento, hanno a disposizione un lasso di tempo che va da 24 ore a una settimana per tradurre la trascrizione. Non solo devono tradurre i dialoghi, ma devono anche fare in modo che essi si incastrino perfettamente nella durata temporale, tagliando o aggiungendo parole in modo che ci sia sincronia perfetta tra immagine e parola. Come sottolinea Dean Remy dell'agenzia di traduzioni statunitense Global Vision International, "Se si traduce, ad esempio, dall'inglese al tedesco o al russo il testo da inserire in quel segmento di film bisogna in qualche modo incastrarcelo".
In sostanza, che si tratti di doppiaggio, l'opzione di gran lunga preferita in Italia, o di sottotitolaggio, spesso considerato più economico e più fedele all'originale, il traduttore deve comunque integrare immagini e parole. Ponderare le scelte di traduzione è doveroso perché se da una parte sottotitoli troppo lunghi farebbero perdere l'attenzione sulla trama del film, dall'altra la lunghezza dei dialoghi deve tenere conto del movimento labiale dei personaggi sullo schermo.
La Pixar è tra le case cinematografiche che investono di più nella traduzione e nella localizzazione: come nella creazione di Toy Story, Alla ricerca di Nemo, Inside Out e molti altri film animati, gli ideatori hanno in mente un'audience globale, il che però non significa che non avvenga alcun tipo di cambiamento prima della distribuzione sui mercati locali. In Inside Out, ad esempio, nella versione americana il papà sta pensando a una partita di hockey su ghiaccio, ma per la distribuzione del film sul mercato internazionale è stata sostituita con una partita di calcio, sport molto più seguito all'estero rispetto all'hockey.
Questo video ci dà un'idea di quanti cambiamenti si celino dietro un cartone animato, prima della sua distribuzione su scala mondiale:
Insomma, tradurre un film o un cartone animato è un lavoro che richiede abilità ed elasticità mentale, e per questo, la maggior parte dei traduttori di film si dedica anche soprattutto alle commedie, dove le battute e i giochi di parole sono praticamente ovunque e devono essere rese in modo immediato nella lingua di arrivo.
Una traduzione di scarsa qualità, infatti, non solo può compromettere il senso logico ed estetico del film, ma rischia anche di sottovalutare le specificità culturali di ogni Paese, con conseguenti critiche dalla stampa o flop al botteghino.
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Scritto da Marcella Sartore, Marketing & Communication Assistant @ Athena Parthenos