13.07.2016

Money makes the world go ‘round, the world go ‘round

Cultura
Posted by Athena Parthenos

…Money makes the world go ‘round, the world go ‘round….

Vi spiego come in “due parole”...

Sono friulana, ma all’occasione, oltre alle lingue straniere e all’ufficiale italiano, parlo il dialetto veneto. Avendo raggiunto l’età che dà l’avvio ai ricordi, quando riaffiora quello legato a mia nonna, ci sono di lei parole speciali che ricordo sempre sorridendo. Dallo scherzoso “sbrindola” (giovane donna sempre in giro) con cui mi chiamava, alle sgarpie che più che alle ragnatele in casa era spesso rivolte alle compagne di banco in chiesa, quelle più rugose di lei…o altre come becanoto, de sofegon e striga…

Dunque, qualche giorno fa mi sono imbattuta in un’altra di queste parole: “schei” e per una volta tanto sono andata alla ricerca della sua origine. Nel significato etimologico della nostra parola “schei” ci sono curiose radici storiche europee.

Di fatto la parola deriva dal tedesco “Scheidemünze”, moneta spicciola utilizzata dal 1871 al 1914 in Austria e Germania, il cui valore per il metallo del conio, era inferiore a quello riconosciuto di scambio.

A questo punto sono certa che i più veloci fra voi avranno già notato tutte le analogie del caso, in fondo, se si ripensa a certe politiche economiche europee è inevitabile osservare che ancor oggi l’influsso maggiore viene esercitato a livello europeo dalla Germania...

Al periodo dei rapporti commerciali con Venezia risalgono monete come il bezzo e il craizer (da Kreutzer); la stessa moneta veneziana bezzo deriva non dalla forma standard Batzen ma dallo svizzero-tedesco Bätz(en), Betz(en)…a cui ovviamente segue il friulano bês.

Pare quindi che abbiamo ricevuto un imprinting sul piano lessicale non facilmente trascurabile e a distanza di così tanto tempo non solo se ne trovano tracce nella nostra lingua, ma a dare una rapida scorsa a un'altra parola genitrice di numerosissime ricorrenze nel tempo, si scoprono altre straordinarie ripercussioni:

Il tallero (in tedesco Taler, in passato Thaler) è stata un'importante moneta d’argento, coniata in Europa per circa quattro secoli. In altri paesi ha assunto nomi simili: in svedese e norvegese Daler; in nederlandese Daler, più recentemente Daalder; in portoghese Dólar; in inglese Dollar; in ceco Tolar; in sloveno Tolar; in bielorusso Талер, Таляр; in ungherese Tallér. Inoltre, il Leu rumeno prende il nome dal leone (in nederlandese leeuw) raffigurato sul Tallero olandese diffuso in Romania nel XVII secolo. (cit. da Wikipedia).

Tristemente, dobbiamo ora ammettere che tutto questo però non sembra essersi diffuso anche sul piano economico. La saggia abilità e la concreta solidità dell’economia tedesca rappresentano ancora per noi un miraggio da raggiungere e per quanto le nostre ben note caratteristiche nazionali ci identifichino come ammirevoli fantasisti, gagliardi funamboli o incantevoli canaglie, la grande finanza sembra dimostrare poco interesse per questo genere di abilità; a volte con somma frustrazione di una nostra classe dirigente gagliarda funambola, ma assolutamente geniale.

Tuttavia, a dare una rapida occhiata qui: http://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php?id_paesi=69

Si intuisce anche con altrettanta rapidità, che se noi siamo stati influenzati dalla lingua tedesca nella nostra espressione verbale, forse anche noi abbiamo esercitato il nostro influsso su piani altrettanto importanti: alimentazione, agricoltura, abbigliamento sono tre voci dell’elenco precedentemente indicato, il cui peso non è trascurabile, così come non lo sono certi prodotti in metallo, le apparecchiature non domestiche e certa elettronica e molto altro ancora.

Lo sanno bene gli imprenditori che oggi si preparano non solo commercialmente, ma anche linguisticamente, a tracciare quel reticolo di contatti che li porteranno all’estero e ancora proprio in Germania e meglio ancora se un po’ anche da maghi e giocolieri, in fondo, anche secondo Liza Minnelli “Life is a cabaret…”

Scritto da Stefania Piva, blogger di Athena Parthenos srl

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