27.01.2023

Traduzione e gender inclusion: non sono solo parole!

Perché un brand sia inclusivo è necessario usare il linguaggio adeguato. Nel portare il tuo business all’estero, potresti incontrare qualche difficoltà nella traduzione dei contenuti gender specific, ossia quei termini che vanno necessariamente declinati al maschile o al femminile.

Cultura
Posted by Athena Parthenos

Negli ultimi anni è aumentata sempre di più l’attenzione alla tematica della gender inclusion, che da una questione ideologica ha cominciato a riflettersi nella praticità della vita quotidiana, passando soprattutto per il linguaggio.
È di fondamentale importanza, quindi, assicurarsi che nel momento in cui i contenuti vengono tradotti da una lingua in un’altra, anche il genere delle parole venga localizzato correttamente.

Secondo il report 2020 di DBS (Diversity Brand Index), per l’88% dei consumatori in Italia, l’inclusività è un fattore decisivo nella fase di acquisto e nella fidelizzazione al brand. Un altro dato interessante è che le aziende percepite come inclusive hanno registrato una crescita del 23% rispetto alle concorrente.
Al contrario, poca cura in questa direzione influisce negativamente sulla percezione del brand e ne peggiora la performance, escludendo quella porzione di audience che non si sente rappresentata e rispettata a livello comunicativo.
Questo vale nella lingua del proprio mercato locale, ma soprattutto quando si traducono i contenuti per i mercati esteri.
Come assicurarsi allora di tradurre i termini gender specific in maniera inclusiva?

Attenzione all’intelligenza artificiale!

Gli algoritmi della traduzione automatica non sono privi di gender bias, come è stato osservato in più occasioni. Si tratta di una forma di pregiudizio inconscio, derivante da stereotipi sociali, che attribuisce al genere determinate caratteristiche e funzioni: ad esempio, l’assunzione che le segretarie siano tutte donne.

Una delle critiche più note nel campo della traduzione , che ha dato il via a una riflessione più profonda sull’argomento e ai primi accorgimenti in questo senso, è quella avanzata su Twitter da una traduttrice francese nel 2020. Digitando la parola chiave “traducteur” nella barra di ricerca, venivano automaticamente esclusi tutti i profili in cui compariva il femminile “traductrice”, con un effetto discriminatorio per l’utenza che si identifica come femminile.

Un altro caso è quello di Google, che dal 2018, sta cercando di perfezionare l’algoritmo per ridurre i gender bias. Ciò che si è notato è che l’intelligenza artificiale di Google rispecchia gli stereotipi sociali: un esempio significativo è ciò che succede quando si cerca la traduzione dei termini “doctor” e “nurse”. Se in inglese, infatti, è una parola neutra, lingue come l’italiano o il turco richiedono di specificare il genere. Rispettivamente, il risultato era “il dottore” e “l’infermiera”. La soluzione adottata dopo il 2018 è stata quella di proporre entrambi le versioni: non è, però, ancora un sistema perfetto.

Nel caso dell’inglese, esistono delle linee guida formulate da ONU, Commissione Europea e Parlamento Europeo, che propongono accorgimenti per un linguaggio gender inclusive.
Ad esempio, la maggior parte dei sostantivi inglesi non ha un genere grammaticale, ma esiste un gruppo specifico di nomi che porta con sé un genere sulla base di un costrutto sociale, ad esempio tutti quelli che finiscono in -man o -woman. Si tratta perlopiù di professioni, come “fireman” o “policeman”, per cui viene rispettivamente suggerita una forma neutra come “firefighter” e “police officer”.
Per lingue come l’italiano, in cui il neutro non esiste, la questione risulta più complessa. Si possono adottare diverse soluzioni:

  • Preferire sostantivi che valgono sia per il maschile che per il femminile.
    Ad esempio, al posto di “impiegato”-- > “dipendente”.
  • Indicare la doppia forma del nome: “camerieri/e”.
  • Utilizzare nomi collettivi come “personale medico”, “comunità scientifica”, “classe”.
  • Evitare il participio passato, cambiando la forma del verbo o il soggetto.
    Invece di “I candidati devono inviare il proprio portfolio entro…”---> “Il portfolio deve essere inviato entro…

Gli aspetti a cui prestare attenzione, dunque, sono molti: la supervisione di un professionista è l’unica vera garanzia di successo. Infatti, senza una conoscenza approfondita della lingua e del contesto culturale a cui ci si vuole rivolgere, la possibilità di errore o fraintendimento è dietro l’angolo.
Approdare su un nuovo mercato dimostrando la cura e la sensibilità del vostro brand verso questa tematica sociale, vi darà una marcia in più per non escludere potenziali categorie di consumatori!

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