09.06.2016

Farò di te un impiegato modello

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Posted by Athena Parthenos
Il passaggio dallo studio all'impiego può essere percepito come un ostacolo insormontabile da molti giovani lavoratori, in modo particolare nei periodi dominati da crisi economica. Un gran numero di aziende cerca di superare questi momenti difficili aumentando la produzione e le vendite senza incrementare il numero dei dipendenti. Questo metodo garantisce margini migliori, perché sebbene la produzione aumenti, i costi fissi ed altri elementi rimangono invariati. Tenendo conto del bisogno di entrambe le parti, sono giunta alla conclusione che le workexperience  rappresentino un compromesso straordinario. Se ben organizzati, questi pochi mesi danno ai datori di lavoro la possibilità di testare il potenziale di una persona e al tempo stesso rappresentano un portale sul mondo del lavoro per uno studente appena laureato. A parer mio, i colloqui d’assunzione sono sopravvalutati e spesso affatto sufficienti a raggiungere un’approfondita comprensione della persona seduta di fronte. Invece le WE (workexperience) offrono alla persona la possibilità di impegnarsi dentro l'ambiente lavorativo stesso. Se avete mai prestato attenzione, su social come LinkedIn, ci giunge spesso notizia di nuove metodologie per lo svolgimento di questi colloqui, appositamente studiate per rifuggire dall’usura delle domande ormai note a tutti. Sebbene questi nuovi metodi espongano qualità che il candidato non avrebbe in altro modo potuto rivelare, spesso mettono in mostra doti personali e non l'abilità di eseguire un certo lavoro. Gli stage al contrario obbligano la persona a cooperare attivamente con il resto dell'ufficio per ottenere risultati. E in questo arco di tempo, non solo riveleranno le qualità personali ma mostreranno anche la propria capacità (o incapacità) ad eseguire il lavoro e a ben inserirsi nell'ambiente lavorativo. Le WE dovrebbero essere considerate come un periodo di transizione durante il quale le persone acquisiscono la struttura mentale nuova, richiesta da qualsiasi lavoro. Molti nuovi dipendenti appena lasciano la scuola non conoscono le regole generali richieste dall'ambiente lavorativo, hanno una conoscenza teorica molto approfondita del loro titolo di studio, ma manca loro la conoscenza dei requisiti dell'impiego. Tutto questo significa che quando viene loro chiesto di eseguire un'azione che per qualsiasi altro dipendente risulta semplice e ben nota, potrebbero sentirsi sperduti o produrre risultati al di sotto della media. In molti casi manca loro anche la capacità di dare risposte e tempi di reazione che siano apprezzati quando si gestisce un incarico. L’esperienza sicuramente arricchisce la persona, ma richiede anche del tempo. Le WE hanno un periodo di tempo limitato, solitamente non superiore ai sei mesi, ma che già rappresenta una grande differenza in termini temporali in confronto al periodo di prova consueto. In questo periodo di tempo prolungato si presenteranno maggiori occasioni nelle quali il candidato avrà la possibilità di mostrare come è in grado di migliorare e apprendere da qualsiasi situazione pratica. Il suo potenziale emergerà e voi sarete in grado di fare una valutazione equa del candidato. In una situazione ideale questo darà risultati positivi se l'azienda struttura bene gli stage, creando il giusto ambiente. Durante i sei mesi il candidato dovrebbe apprendere come eseguire il lavoro in seno all'azienda. Pertanto è di importanza fondamentale che prima del suo arrivo l’azienda stessa organizzi non solo lo spazio lavorativo, ma anche gli incarichi da assegnare e il suo supervisore. Il carico di ore extra iniziale necessario per organizzare il lavoro, sarà ripagato nei sei mesi di ore lavorative di fatto gratuite, offerte dallo stagista; si tratta di un investimento modesto se confrontato con quanto potrete potenzialmente acquisire in termini di talento ed aiuto.Piuttosto che sfruttare lo stagista solo per le fotocopie e il caffè, cercate il vero talento. Quando si affida un incarico a una persona di cui si valuta davvero l’inserimento, avrete modo di comprendere se davvero avete bisogno di un'altra persona in ufficio, se lo stagista rappresenta proprio ciò che state cercando e se questa persona è in grado di apportare un vero miglioramento in seno all'azienda. Se poi le cose dovessero andare male, avrete comunque ricevuto aiuto e lo stagista avrà dell'esperienza lavorativa da aggiungere al suo curriculum. A pensarci su bene, questa potrebbe risultare una situazione vincente per entrambe le parti. Assumere nuovo personale ed assicurarsi che sia il giusto tassello a completamento dell’ambiente così come degli obiettivi lavorativi può essere a volte un obiettivo insidioso. L'assunzione di nuove persone con poca o nessuna esperienza è anche più rischiosa e molte imprese si rifiutano di assumere a meno che il candidato non abbia già una certa esperienza con il lavoro da svolgere. Gli stage forse non possono risolvere tutti i problemi in termini di risorse umane, ma possono sicuramente facilitarne alcuni aspetti. Vi incoraggio pertanto a sfruttare questa formula e ad utilizzare gli stage per dare il benvenuto ai nuovi arrivati. Ricordatevi di non giudicare mai un libro dalla copertina, perché dopo averlo aperto potreste essere sorpresi da ciò che vi trovate all'interno. Scritto da Noemi Clark-Piva, CEO @ Athena Parthenos srl

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