21.07.2016

Di confini, ricordi e cibo.

“La memoria del tempo è piena di spade e cannoni, io voglio ricordarti con quel bacio con cui mi hai baciato in Islanda”. J.L.Borges

Cultura
Posted by Athena Parthenos

I miei ricordi invece sono tutti legati al cibo. Lo so, è un’affermazione imbarazzante, ma è così, ve ne do subito un esempio: certamente conoscerete la popolarissima trasmissione Masterchef. Qualche giorno fa ho guardato un episodio della serie australiana di cui amo molto i colori, le preparazioni e il tipo di cibo. In quella puntata la sfida da affrontare consisteva nel riprodurre un piatto così significativo da poter affermare che avesse cambiato la vita del concorrente.

Chiedendomi quale fosse tale piatto per me, sono tornata al ‘89 quando il ricordo si è ancorato a una sella di cervo accompagnata da pere cotte nel vino e marmellata di mirtilli rossi: per la prima volta assaggiavo una combinazione di acido e dolce abbinata a una carne e come un’esperienza mistica, mi ha aperto la mente…

Improvvisamente ho compreso come di fatto nessun popolo mai si nutra con cibi poco buoni. Il cibo è un fabbisogno primario, impossibile pensare che l’uomo non vi dedichi grandissima attenzione e se lasciassimo spazio alla comprensione, (e talvolta alla compassione), apriremmo la nostra mente, palato e stomaco a esperienze culturalmente diverse, ma non per questo sgradevoli.

Proprio questa esperienza ha fatto di me, probabilmente, uno dei primi infervorati sostenitori della globalizzazione: viaggiando di qua e di là di confini e frontiere con valigie piene di cibo da una parte e dall'altra indifferentemente. Uscivo dall'Italia e portavo con me chili di parmigiano, chili di spaghetti, chili e chili di biscotti. Li portavo con me anche in Austria quando nell'83 c'erano le frontiere e mi guardavano tutti malissimo semplicemente perché italiana: ci si aspettava di tutto da me, ovviamente anche che avessi da qualche parte, nascosta nella manica del cappotto, la forma di parmigiano.

Ce l'avevo ovviamente; come si poteva farne a meno? Lo stesso facevo quando rientravo dall'Austria o dagli Stati Uniti o da qualsiasi altra parte del mondo. Lo sanno bene i miei figli le persone con me, costrette a rincorrermi di supermercato in supermercato alla ricerca del prodotto strano, che qui non c'era. Non solo non c'era, ma proprio non l'avevamo mai visto!

Tutto questo era origine di esperimenti gastronomici a dir poco sospetti…

Ho colmato le valigie di barattoli e barattoli, tubetti, lattine e salse, marmellate, composte, cose spalmabili di tutti i tipi che ho conservato combattuta fra il desiderio di assaggiare e il dolore di perderli per sempre, per mesi e mesi come preziosi ricordi sul ripiano della cucina e della cantina, della dispensa e persino di casa dei miei quando più spazio da me non ce n'era proprio più.

Questi erano i miei più bei ricordi, (naturalmente per tutti gli addetti alla dogana che mi stavo leggendo questo racconto è pura finzione, ehem…), sono stata un sostenitore accalorato della internazionalizzazione che soffriva disperatamente per la mancanza di prodotti esteri nei nostri supermercati. Ora quasi mi manca il desiderio di fuggire all'estero per trovare in qualche supermercato inglese o scozzese, qualche bottega greca e qualche tenda marocchina i prodotti spogliati del loro fascino misterioso e irraggiungibile.

Li troviamo ovunque e nessuno si stupisce più oggi che fra i nostri spezie ci sia il fieno greco, oppure che mezzo reparto del supermercato sia destinato alle cialde di riso con cui fare gli involtini alla coreana. Casomai sbuffiamo infastiditi se la proposta delle tortillas si riduce a una sola varietà mentre noi vogliamo quelle bio…

Questo è per me il cibo: filo conduttore alla scoperta di altre persone, altre civiltà, altri sguardi su un’umanità che si fa la guerra troppo spesso… il cibo potrebbe unire, perché la lingua parlata abbiamo già scoperto che non lo fa; io so oggi che la mia sopravvivenza è messa a dura prova senza il burro d’arachidi, che mi assale un fremito con lo zenzero sottaceto e che posso arrivare a supplicare per un ultimo barattolo di chimichurri e il ricordo di ogni viaggio, ogni luogo, ogni civiltà perde i contorni dei suoi confini e nella mia memoria è etichettato solamente per il sapore che ha, ancor oggi conservato, dentro la mia mente.

Stefania Piva - blogger di Athena Parthenos srl.

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