03.05.2017

11 parole intraducibili che ci vorrebbero in ogni lingua

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Posted by Athena Parthenos

Ci sono parole che, da una lingua all'altra, sono intraducibili. L'unico modo di renderle è attraverso una perifrasi che, però, a volte porta alla perdita di parte del significato originale. Questo perché lingua e cultura sono interconnesse ed è difficile pensare o studiare l'una senza coinvolgere l'altra.

Talvolta, però, avremmo bisogno proprio di quella parola lì che, tuttavia nella nostra lingua non esiste! Ecco di seguito 11 esempi.

Iktsuarpok (inuktitut): è il termine usato dal popolo inuit, gli abitanti del nord dell'Alaska, del Canada e della Groenlandia, per indicare la frustrazione che si prova quando si aspetta qualcuno in ritardo. Lo diceva, in fondo, Stefano Benni, che "la vita del puntuale è un inferno di solitudini immeritate".

11 parole intraducibili che ci vorrebbero in ogni lingua
L'immagine è tratta dal sito www.susanhillblogs.com

Cafuné (portoghese del Brasile): un gesto dolcissimo che i brasiliani hanno trovato modo di esprimere nella loro lingua, accarezzare la chioma della persona amata, facendo scorrere le dita tra i capelli.

Akihi (hawaiano): chi ascolta le indicazioni e quando si allontana le dimentica all'istante. Effettivamente capita spesso, soprattutto quando il percorso è più articolato del previsto.

Utepils (norvegese): hai presente i lunghi e bui inverni nordici, passati ad aspettare un raggio di sole? Io no, ma evidentemente i norvegesi lo sanno bene, visto che nella loro lingua esiste un termine per indicare una birra bevuta all'aria aperta!

Mangata (svedese): un termine composto dai sostantivi måne "luna" e gata "strada" che, di fatto, indica il riflesso della luna su uno specchio d'acqua. Anche gli svedesi, dunque, amano l'astro d'argento che luccica sul mare.

Tartle (scozzese): quel momento imbarazzante in cui dimentichi il nome di qualcuno subito dopo le presentazioni... A chi non è mai capitato?

Fernweh (tedesco): letteralmente, nostalgia dell'altrove. A volte le sensazioni sono indescrivibili, ma a quanto pare i tedeschi sono riusciti nell'impresa di descrivere, con una parola, la nostalgia per un posto in cui non si è mai stati.

11 parole intraducibili che ci vorrebbero in ogni lingua
Ammirare i ciliegi in fiore è un esempio di mono no aware

Tarab (arabo): non si tratta di una melodia né di un genere musicale. Tarab è l'interpretazione musicale di un testo che induce l'ascoltatore in una sorta di estasi. Per tutti i musicofili, ora avete un termine in più per descrivere le sensazioni che vi dà la vostra musica preferita.

Gigil (filippino): l'urgenza di toccare qualcosa di carino. Tipo quando vedi un coniglietto che muove il nasino in su e in giù.

Won (coreano): in Corea hanno un termine che indica la difficoltà di una persona nel rinunciare a un'illusione per guardare in faccia la realtà. Ma la vita è fatta anche di sogni, o no?

Mono no aware (giapponese): è una forte partecipazione emotiva nei confronti della bellezza della natura e della vita umana, che provoca una sensazione nostalgica legata al suo incessante mutamento. Se ne trova traccia anche nelle opere letterarie, tra cui il Genji monogatari (XI sec. d.C.).

Scritto da Marcella Sartore, Marketing & Communication Assistant @ Athena Parthenos

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